
Un dolore così dolore
dell’anima, non si elimina
con medicine, terapie o vacanze;
un dolore così
lo si soffre, semplicemente,
fino in fondo,
senza attenuanti, come è giusto
che sia.
Isabel Allende
Il dolore per la morte sembra per la nostra società un tabù in quanto rappresenta una sconfitta.
Spesso si cerca di proteggerci da esso in molti modi diversi ma alla fine l’evento angosciante purtroppo persiste. La morte fa parte della vita. In passato la morte era considerata un evento naturale e condivisa con tutti i membri della famiglia, compresi i bambini. Era un momento di unione.
Oggi si tende a proteggere i bambini in modo eccessivo ritardando inevitabile il momento del loro incontro con la perdita.
Oggi infatti i bambini sono inondati di informazioni importanti come la deriva dei continenti ad esempio ma poi li teniamo lontani dal venire a conoscenza della morte di una nonna, di un genitore o di un fratellino e per quale motivo???
È vero che i bambini sono piccoli ma piccolo non vuol dire stupido o incapace di comprendere.
I bambini hanno bisogno di rispetto, di verità e fiducia per potere dare un senso a ciò che accade intorno a loro e ritrovare così la sicurezza per continuare a crescere.
Hanno bisogno soprattutto “di parola” in quanto è proprio la parola e soprattutto la qualità della parola, che può lenire l’effetto di un evento così doloroso come la morte di una persona cara.
Il lutto non è una malattia, è il tempo doloroso della vita legata alla perdita. Spesso il problema principale sta alla base delle soluzioni trovate per affrontarlo che possono invece rivelarsi disfunzionali.
Per esempio, uno dei rischi maggiori è rappresentato dalla
possibilità che il bambino (in caso di morte di un fratellino) prenda il posto
del fratellino scomparso. Così avviene che il figlio senta di dover essere il
consolatore dei genitori, con possibili gravi conseguenze per il suo benessere
e il suo sviluppo psico- affettivo.
In realtà non esiste una casa che non sia stata toccata dal lutto. Esso riguarda
tutti, senza distinzione.
Con questo articolo vorrei mettere in luce quanto sia importante questo
argomento.
Prima però noi adulti dovremmo chiederci che cosa ne pensiamo,
quale spiegazione diamo a noi stessi rispetto all’argomento. Non sappiamo
parlare della morte né ammetterla come una possibilità.
John Bowlby, grande esperto dei rapporti di attaccamento e separazione, affermava
che non è possibile elaborare completamente un lutto senza la presenza di
un’altra persona: dichiarazione che sottolinea, in particolare nelle situazioni
difficili, l’importanza e l’efficacia dei rapporti affettivi.
È indispensabile educare i bambini alla morte. I bambini incontrano continuamente il tema della morte nelle conversazioni, nelle canzoni, nel mondo della natura, nelle favole ecc. La comprensione della morte è un processo che dura tutta la vita, dall’infanzia alla vecchiaia.
Può apparire strano ma il parlare della morte è un discorso che aiuta a crescere.
Nonostante ciò, ancora tanti adulti nei confronti dei bambini
impediscono loro di rendersi conto della malattia, di preavvisare, di
annunciare l’arrivo della morte, di andare ai funerali dei propri nonni.
I genitori trascurano il bisogno dei figli di piangere delle perdite che hanno
così drasticamente alterato la loro vita.
È importante :
– utilizzare un linguaggio privo di eufemismi;
– mettersi nell’ottica di chiedere al bambino se ha capito o se ha
bisogno di altre spiegazioni;
– creare delle occasioni per educare alla morte ( morte = assenza della vita
per cui si può piangere e si può essere tristi);
– è trovare un momento della giornata per parlare dell’assenza della persona;
– non sfuggire alle domande dei bambini con risposte vaghe.
Il bambino non deve mai essere lasciato solo con il proprio dolore o con la presupposta assenza di dolore. I bambini hanno bisogno di sapere che non verranno tenuti all’oscuro di cose importanti.
Questa consapevolezza risparmierà loro un’ansia incessante. Se si è sinceri e diretti con i bambini, sapranno che possono contare su persone disponibili e degne di fiducia. Questo senso di sicurezza è vitale in un momento in cui un bambino sta affrontando una perdita. Hanno bisogno della conferma della reale morte della persona cara altrimenti potrebbero passare mesi o anni nella ricerca o nell’attesa del ritorno della persona deceduta.
Atteggiamento positivo risulta, essere il lasciarsi portare dalle
domande che il bambino eventualmente farà e non sfuggire alle questioni che
pone con una risposte troppo vaghe o non chiare.
È importante che il bambino possa sentirsi libero anche di provare RABBIA, che altrimenti
diventerebbe un tornado che acquisisce forza e colpisce anche loro stessi.
Dott.ssa Mariachiara Pagone