L’assenza della figura paterna


Negli ultimi anni i ruoli genitoriali  si sono modificati.

Sempre più spesso i ragazzi vivono in situazioni familiari dove vien meno la figura paterna.

In passato padri erano visti come figure, seppur assenti fisicamente, aventi una funzione normativa, ma attualmente il loro ruolo è mutato in amichevole/materno.

La teoria dell’attaccamento di Bowlby spiega come il bambino instaura con le figure di attaccamento, principalmente la madre, un legame che andrà poi a influenzare le sue modalità relazionali future, per mezzo dei Modelli Operativi Interni.

Seppur il legame di attaccamento privilegiato sia quello tra madre / bambino, non bisogna dimenticare l’importanza della figura paterna. Essa andrà a “compensare” ipotetiche mancanze materne (modello compensativo) o influire sulle modalità della stessa di relazionarsi al bambino (modello del meccanismo protettivo).

Il ruolo centrale del padre si determina quando egli è chiamato a determinare la separazione nel legame simbiotico bambino /madre, ciò per permettere al  bambino di relazionarsi con altro, oltre la madre.

Lacan spiega come il padre non esaurisce il proprio compito nella funzione normativa ma fornisce lui un modello identificativo su cui basarsi per crescere e desiderare.

Tale  funzione sembra essere crollata. Il padre è evaporato.

Come osservato spesso in terapia, le varie problematiche infantili, sembrano ruotare intorno ad un’assenza genitoriale  non solo fisica ma anche determinata da dinamiche intergenerazionali di cui non sembrano, i membri, esserne consapevoli.

Se però nell’infanzia l’assenza paterna sembra poter “essere compensata” dalla presenza materna, è con l’adolescenza che il quadro sopra descritto, porta a conseguenze importanti, che si originano proprio in queste prime fasi dello sviluppo, e che oggi è possibile vedere in vari spaccati della via moderna.

Come suggerito da Andreoli, l’adolescenza è un periodo della vita caratterizzata da una profonda crisi, conseguenza dei vari mutamenti che investono l’adolescente sul piano emotivo, somatico e relazionale.

Dinanzi a questa crisi il ragazzo può provare sentimenti di ansia, paura, angoscia e tristezza che, per essere superati, richiedono di essere contenuti da una figura forte e in grado di trasmettere sicurezza, ma che oggi sembra però essere assente: il padre.

Sempre più spesso i ragazzi d’oggi si trovano quindi ad affrontare tale fase della loro crescita senza poter contare su qualcuno su cui proiettare e al quale affidare tutti gli stati emotivi connessi al momento che vivono, per affrontarlo. Questo può determinare due meccanismi di difesa differenti: la fuga e l’attacco.

In un mondo in cui i pari appaiono l’unico appiglio emotivo presente, l’adolescente è disposto a tutto pur di farne parte e di riceverne l’approvazione al punto di assumere comportamenti rischiosi.

La società di oggi appare liquida, ciò richiede necessariamente delle modifiche che rivestono la famiglia nella sua totalità ma che sembrano avere il punto nodale nelle funzioni genitoriali . Se le figure genitoriali rimangano confuse e incerte, rischiano di contribuire a rendere i giovani meno capaci di relazionarsi all’esterno ed assumersi il rischio dell’intimità.

È proprio per questo motivo che, al fine di comprendere e intervenire sulle difficoltà infantili o adolescenziali , risulta centrale assumere un’ottica che coinvolga non solo colui che vive il disagio ma anche il sistema in cui questi è inserito così da “lavorare” su dinamiche disfunzionali che contribuiscono al mantenimento di sintomi di vario tipo.

 

Dott..sa Mariachiara Pagone

 

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